Sia ai tempi dell’Impero Austroungarico che dopo il passaggio all’Italia a seguito della prima Guerra Mondiale, a Grado vennero ripetutamente effettuati scavi archeologici che ebbero come risultato l’individuazione del Castrum: grazie a recenti indagini e conseguenti, approfonditi studi della Soprintendenza ai Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia, la sua creazione potrebbe essere datata alla prima metà del VI° secolo d.C.; per alcuni esperti di storia locale, invece, risalirebbe addirittura agli inizi del V° secolo, anche in base a fonti letterarie medievali.
L’insediamento fortificato d’epoca tardo antica era caratterizzato da una curiosa forma simile a una ‘suola di sandalo’ ed era dotato di possenti mura, spesse 9-10 piedi romani, ovvero poco meno di 3 metri; il loro livello di fondazione si trova a circa 2 metri e mezzo sotto l’odierno suolo di calpestio e parti murarie sono ancora rintracciabili in alcuni punti della pittoresca città vecchia, che nel tempo si sovrappose con case, ‘campi’, ‘campielli’ e ‘calli’ all’antico nucleo; la cinta doveva esser in pietra arenaria, formata da piccoli blocchi regolari fissati con malta; era alta circa 5-6 metri, lunga 360 metri e larga a nord 50 metri mentre verso sud più di 90. Pare che ci fossero nove torri tra rettangolari e poligonali, come si può intuire in Campo Porta Nuova; delle sei porte sono rimaste tracce solo di un paio, a est e a sud-ovest. Proprio a ovest, il limite occidentale del Castrum è rappresentato dalle attuali Piazza Duca d’Aosta e Via Gradenigo: infatti, la definizione locale per l’abitato adiacente alla ex chiesetta di S. Rocco è “de fora”, al di fuori, mentre le odierne Calle del Palazzo e Calle Lunga sembrano seguire l’asse originario dentro le mura.
Se lo scopo primario fu naturalmente quello difensivo, la costruzione del perimetro fortificato e l’aumento del numero di edifici racchiusi al suo interno testimoniano fondamentali cambiamenti socio-economici, politico-militari e, non da ultimo, religiosi: l’indubbio sviluppo e il rapido aumento d’importanza di Gradus, da qui il suo nome, da intendersi appunto come ‘gradino’, ‘scalo’, ‘approdo’ sul mare aperto, contribuirono a renderla un vero e proprio centro urbano; questo dopo aver svolto funzioni principalmente portuali per Aquileia che, fondata a partire dal 181 avanti Cristo e dotata di un grande porto fluviale, venne annientata dagli Unni di Attila nel 452. Proprio a causa della distruzione attilana della metropoli romana, Grado antica non solo offrì riparo alla popolazione e al clero in fuga, ma divenne poi sede del potere ecclesiastico dell’epoca, con la presenza determinante del Vescovo e, successivamente, del Patriarca di Aquileia.
Storicamente quindi la nostra isola può essere considerata ‘figlia’ di Aquileia’ e in qualche modo ‘madre’ di Venezia: non tanto perché, secondo la leggenda, gli abitanti di Aquileia stabilitisi a Grado avrebbero in seguito popolato le isole della laguna fino a ‘Rivus Altus’, insediamento originario della futura città di Venezia, bensì in quanto Grado fu genitrice del capoluogo veneto dal punto di vista ecclesiastico. I Patriarchi gradesi ebbero un periodo di splendore, con grande potere ed esteso controllo su vasti territori dell’Alto Adriatico ai tempi del dominio bizantino fino al declino di quest’ultimo. Successivamente Venezia venne a essere un centro religioso in crescita continua, per quanto ancora sottoposta al Patriarca gradese che però, dal XII secolo, vi trasferì la propria residenza, tornando a Grado solo in particolari ricorrenze; la bolla papale del 1451 mise fine alla tradizione patriarcale gradese, cui subentrò la figura del Patriarca di Venezia.
Per potere meglio immaginare il Castrum, si consiglia di entrare nella suggestiva Basilica di Santa Eufemia e di avvicinarsi all’altare maggiore: il moderno mosaico pavimentale sottostante lo raffigura in maniera stilizzata, ma efficace!