Ore 20.45
con Emanuela Bianchini – étoile
Damiano Grifoni – primo ballerino
I solisti della Mvula Sungani Physical Dance
musica dal vivo di Erasmo Petringa (violoncello)
regia di Mvula Sungani
coreografie di Emanuela Bianchini e Mvula Sungani
musiche originali e arrangiamenti di Erasmo Petringa
costumi, scene e lighting: MSPD Studios
produzione: Arealive srl
durata: 75 minuti
spettacolo della rassegna
ALTRI LINGUAGGI
“…con le sue grandi differenze culturali millenarie, partendo dall’ antica Roma, in cui vivevano genti provenienti da tutto l’impero, passando per le dominazioni che si sono susseguite fino alla nascita della nazione, e arrivando alle immigrazioni dei nostri giorni, l’Italia ha sublimato le diversità costituendo un grande patrimonio artistico-culturale unico al mondo”.
Mvula Sungani
Sabir, è la nuova opera coreografica del regista e coreografo italo africano Mvula Sungani, che vede in scena l’ètoile internazionale Emanuela Bianchini accompagnata dai solisti della Mvula Sungani Physical Dance ed il compositore e polistrumentista Erasmo Petringa.
La nuova opera visuale e astratta, vuole stimolare in chi assiste una riflessione, che non deve necessariamente dare risposte immediate, ma dovrebbe fornire alcuni elementi per favorire l’idea che l’integrazione legale e sana può rappresentare una ricchezza, esattamente come accadeva più di 1000 anni fa tra i naviganti di molti paesi che per interagire nei porti del Mediterraneo sentirono la necessità di creare una lingua franca comune: il Sabir.
La creazione che prende spunto dalla filosofia inclusiva della lingua franca e pone l’accento sulla tematica dell’integrazione fra etnie diverse attraverso i racconti e le storie di immigrati e di emigranti. La chiave di lettura è il parallelo tra l’Italia di oggi, meta di immigrazioni e di speranze, come le drammatiche cronache quotidiane ci riportano, e quella del primo ‘900, quando a partire con aspettative di una vita migliore erano proprio gli italiani. L’opera di Sungani, che trae ispirazione anche dai racconti e dalla storia della sua famiglia, è una lettura metaforica del passato e del
presente della nostra nazione, un racconto emozionale e visivo sull’integrazione di culture lontane dal nostro popolo, un progetto per non dimenticare chi eravamo, chi siamo e – forse – chi vorremmo o quantomeno dovremmo essere.
La drammaturgia coreografica che nell’astrattismo emozionale evoca storie di donne e uomini comuni, utilizza come linguaggio la physical dance ed è articolata per quadri in cui trame intense ed evocative esaltano i corpi scultorei dei danzatori e li fondono con la forza interpretativa delle musiche originali eseguite dal vivo.
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