Ogni anno, il 5 gennaio al tramonto, lo spettacolo arriva dal mare: dopo l’annuncio dell’araldo, dalla nebbia ecco spuntare in porto le Varvuole a bordo delle loro “batele”, le tipiche imbarcazioni lagunari.
Nei loro cappotti di rete, con i capelli di fil di ferro, le gambe di legno, i lunghi denti appuntiti e gli occhi infuocati, tra grida agghiaccianti e vorticosi balli, le streghe arrivano sulla terraferma con un solo obiettivo: portare via i bambini cattivi. Secondo la tradizione, l’unico antidoto per combatterle è quello di strofinare con l’aglio gli infissi metallici della casa e, all’occorrenza, aspergere gli angoli delle case con l’acqua santa.
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Si tratta della rievocazione di un’antichissima leggenda che affonda le radici nella storia, al tempo delle scorrerie dei bellicosi Uscocchi, i pirati provenienti dalla Dalmazia, che si riversavano sulle coste adriatiche per sfuggire all’avanzata dei Turchi, contro i quali combatterono ferocemente.
Erano pirati straccioni, ma formidabili guerrieri, spesso assoldati dagli austriaci, bardati con paradenti di ferro, gambali di legno e vestiti con ampie gonne alla moda turca, indumenti che influenzarono la fantasia popolare fino a trasformarli nelle streghe marine denominate Varvuole.